2020-12-26 e 13: sulla Martesana

Santo Stefano di sole, dopo giorni di pioggia: è il momento per scoprire davvero il Naviglio della Martesana, di cui abbiamo avuto un assaggio due domeniche fa.

AVVICINAMENTO

Arriviamo da Milano Sud: questo ci dà l’occasione di passare prima per il ‘Tombon de San Marc’, fino al 1920 laghetto terminale delle acque della Martesana e del Seveso, dove veniva scaricata anche la carta per le rotative del Corriere [via Solferino è a un passo].

Da lì, seguendo un tratto di ciclabile, proseguiamo verso il Ponte delle Gabelle, altra importante struttura.

Con la Torre Diamante sullo sfondo, nuovo e antico si incrociano
La chiusa del Ponte delle Gabelle

Attraversato il ponte, un’occhiata alle Cucine Economiche, importante istituzione della Milano solidale dell’800, e risaliamo via Melchiorre Gioia, dove fino agli anni ’60 il Seveso scorreva a cielo aperto. Strada facendo meritano una sosta sul lato ovest Palazzo Lombardia, poi sul lato est prima un nuovo grattacielo a strapiombo, in seguito la chiesa e le scuole dei Salesiani.

PERCORSO

Si arriva così alla Cassina de’ Pomm. Era un ritrovo caratteristico della Milano da Bere, ma a quei tempi non avevo l’età. Oggigiorno questa bella cascina ristrutturata ospita una birreria, oggi purtroppo chiusa. Un bel ponte in ferro scavalca la parte terminale del Naviglio, che qui si getta sottoterra, per scorrere sotto via Melchiorre Gioia. Qui si trova l’ultima stazione BikeMi in questa direzione: quindi ritireremo le bici con il vincolo di essere di nuovo qui entro 2 ore, prima che scatti una penalità. Una delle prossime domeniche, quando sarà aperto un noleggio qui a Cassina de Pomm, le noleggeremo a giornata per raggiungere Cassano d’Adda.

La Cassina de’ Pomm era anticamente dotata di un parco, che a fine ‘800 fu detto il ‘Bois de Boulogne milanese’ anche perchè luogo deputato ai duelli, formalmente illegali.

Iniziamo il percorso. Dopo qualche centinaio di metri si passa sotto le massicce campate dei viadotti dei treni dalla Stazione Centrale. Il percorso pedonale e ciclabile è sulla sponda sud del Naviglio [corrispondente alla sinistra idrografica]; la sponda nord è una successione di semplici orti e giardini sull’acqua, che dànno ancora un’idea di quanto dovesse essere animata la vita rivierasca.

Il nespolo fiorisce in dicembre

Si raggiunge il parco Finzi, dove si trova un tempio sotterraneo, analogo al ’Tempio della Notte’ di Cernusco sul Naviglio, usato probabilmente a fine ‘700 per riti massonici [purtroppo raramente visitabile], e il ‘Canton frecc’, un angolo particolarmente verde e fresco. Raggiunto viale Monza si passa a fianco dello Zelig, il locale che a fine anni ’80 rilanciò il cabaret. Siamo all’altezza di Gorla e non si può non sostare a contemplare, sul lato nord, la piazza e il monumento dedicati ai Piccoli Martiri. Poco dopo la vista viene rallegrata dagli spazi verdi del Parco Martiri della Libertà Iracheni Vittime del Terrorismo [ci vorrebbe un nome più pratico..], con l’anfiteatro e un bel murale.

Il cartello racconta di quando Gorla era detta ‘piccola Parigi’, perchè oltre che da secoli luogo di villeggiatura per l’aristocrazia, a fine ‘800, con il milioramento delle comunicazioni, era già luogo di svago domenicale dei milanesi.

Da questo punto la sponda nord diventa un po’ più campagnola e alberata: ai germani si affiancano sempre più numerose le galline d’acqua immature e adulte, così come intere famiglie di nutrie. Un folto stormo di gabbiani si può trovare posato qui, su una fabbrica abbandonata, oppure all’incrocio tra Martesana e Lambro. Con un po’ di fortuna si può vedere un martin pescatore.

Segnalo, per chi volesse fermarsi a mangiare, che a poche centinaia di metri dal Parco, in via Padova, si trova L’angolo d’Abruzzo n.2. Oggi siamo in ‘zona rossa’, quindi ci accontenteremo di kebab e pizza da asporto a Punto Pizza in via Edolo.

Proseguiamo intanto e dopo la cappella della Madonna di Crescenzago si raggiunge l’incrocio con via Padova all’altezza di via Adriano, segnalato da una bella fontana anni Trenta, dalla Madonna della Resistenza e dall’Associazione Musicale Crescenzago. È anche il punto dove inizia la via privata Amalfi, con le sue belle ville rivierasche.

Arrivati vicino a Cascina Gobba, prima di raggiungerla il Naviglio svolta a nord dirigendosi verso Sesto San Giovanni. Ci troviamo ormai in aperta campagna [la zona di via Adriano è poco costruita, e lo era ancora meno fino a qualche anno fa].

Una delle cascine più o meno abbandonate lungo il Naviglio, caratterizzata da una bislacca esposizione di oggetti.

Dopo una decina di minuti in direzione della torre di comunicazioni che segnala la Tangenziale Est, raggiungiamo la nostra meta: l’incrocio tra Martesana e Lambro!

‘Incrocio’ è il termine più corretto: non c’è confluenza, le placide acque del Naviglio scavalcano quelle più impetuose del fiume grazie a un canale sopraelevato; come più a monte, verso Gorgonzola, avviene sopra il Molgora: ma qui con ben altre dimensioni.

È una delle opere idrauliche più imponenti di Milano.

Come si può vedere, le acque della Martesana in primo piano, che si muovono da destra a sinistra, scavalcano quelle del Lambro, che nella foto si muovono dall’alto in basso.
Il Lambro procede verso sud: Cascina Gobba è a qualche centinaio di metri

Per completare la ricognizione del Lambro, tornando compiamo una deviazione verso Cascina Gobba. La storica trattoria nell’omonima cascina è ormai chiusa da molti anni. Sul fianco della stazione verso Milano un ponticello pedonale scavalca il fiume verso via Rizzoli: non appare particolarmente utile visto che con un percorso di duecento metri il marciapiede vi arriverebbe comunque, ma chissà: forse quarant’anni fa, quando fu costruito, mancavano altri passaggi.

A questo punto torniamo indietro.

RIENTRO

Trovandoci in zona Melchiorre Gioia, cogliamo l’occasione per attraversare via Stefini e la sua ferrovia su un piano ribassato e visitare il Villaggio dei Giornalisti: uno dei tanti quartieri, nascosti qua e là per Milano, che sembrano villaggi autonomi. Spiccano diverse costruzioni originali: se le case-fungo dell’arch. Cavallè furono abbattute dal suo stesso nipote, restano le case-iglù.

Anche la ‘Palafitta’ dell’arch. Figini, dove vive ancora la famiglia, merita di essere vista; tutto il quartiere comunque fino a piazza dei Carbonari, inclusa la zona detta Maggiolina, è interessante.

È evidente perchè la villa di Figini abbia quel soprannome

A sud di piazza dei Carbonari una bella successione di parchi cittadini [Aldo Protti, Gregor Mendel] portano praticamente fino ai bei giardini dietro piazza Aulenti [speriamo che attecchiscano: qualcuno sembra stentato]. Proseguendo verso Porta Nuova, arriviamo alla Fondazione Feltrinelli e alla appena inaugurata Passeggiata Pasternak, già piena di ragazzi in skateboard e cani al guinzaglio [bello averla intitolata allo scrittore perseguitato che fu una delle più coraggiose pubblicazioni di Feltrinelli, comunista ribelle anche contro l’ortodossia comunista].

Il percorso totale è di 27 km.

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